lunedì 6 febbraio 2017

Tenegers.Arcade.Riot

All'epoca con duecento lire potevi fare molto.
Potevi comprare 4 gomme da masticare piene di coloranti e dai gusti sconosciuti o impronunciabili. Potevi comprare un gettone per fare una telefonata, alimentando così una delle più grosse fregature del popolo italiano (pagare per un gettone, per telefonare, e poi il gettone se lo riprendeva lo stato, che lo rimetteva in circolazione e che tu pagavi di nuovo. Se eri fortunato, lo stesso gettone ti veniva a costare anche 200 mila lire).
O potevi salvare una principessa in pericolo, sconfiggere una banda di criminali internazionali, gareggiare su tracciati mondiali sul tuo bolide fiammante.



Con 200 lire nel mondo dei cabinati arcade da bar potevi essere chiunque.
Il modo più semplice per mettere le mani su videogame a quei tempi era in un bar, luoghi di perdizione e ritrovo di criminali, tagliagole, mercenari e gente sbandata.
Ovviamente la verità era ben diversa, ma visto che ai ragazzini come me era interdetto di andare a giocare nei bar poiché erano ritrovo usuale di gente poco raccomandabile, era così che io li immaginavo.
E nonostante i divieti, il mio interesse per i videogamers non si era fatto più forte nel tempo, tanto da spingermi ad affrontare stanze fumose, vecchi giocatori di briscola e tressette e ragazzini più grandi e più spacconi di me per poter fare una partita a Double Dragon, o Ghost 'n Goblins.


La sfida tra amici era sempre la stessa, riuscire a completare quanti più quadri (livelli) possibile soltanto con 200 lire.
Nella pletora (parolone rubato al dizionario) di personaggi che ruotavano intorno al mondo dei cabinati da bar, si potevano incontrare poi dei soggetti tipici di quel mondo. Era un po' come una puntata di Quark o del National Geographic, in cui potevi scoprire tutto sull'Orso Polare o sulla Foca Monaca. Solo che qui si trattava di ragazzini ancora in età puberale.

C'era il boss di quartiere, quello più grande che riusciva a sconfiggere il diabolico Mr. Bison di Street Fighter II con una sola mano mentre con l'altra si accendeva la sigaretta.
C'era lo scienziato, il mini-nerd di quartiere che conosceva già i principi dell'informatica quel tanto che bastava per capire lo schema di gioco. Questo tizio, dopo attenti studi approfonditi fatti di osservazione di altri giocatori e notti insonni di appunti e teorie matematiche, spesso si limitava a suggerire la strategia da seguire. Perché dove egli eccelleva in analisi, Madre Natura l'aveva completamente privato della coordinazione occhio-mano, qualità assai richiesta in un videogamer. 
Ogni sala da gioco aveva poi il proprio "Ciccio". Era questo il classico bambino, spesso grassottello (da cui il nomignolo) che consumava kili e kili di monete ai videogames, senza prestare minima attenzione a come si dovesse giocare . La sua tecnica consisteva grosso modo nell'inserire la moneta, cominciare a premere tutti i pulsanti a cazzo, muovere rapidamente in qualsiasi direzione senza cognizione di causa il joystick e vedere puntualmente il proprio avatar virtuale venire abbattuto dopo pochi secondi. E via, altra moneta altra corsa. 

E poi c'era lui, il più odiato, il più fastidioso, il più temuto: La zecca.
 Dicesi "zecca", un bambino di solito più piccolo del giocatore il cui scopo durante la giornata è aspettare che qualcuno inizi a giocare, così da potergli rompere i "maroni" portando il povero malcapitato fino alla disperazione, causando spesso la perdita della vita di gioco, cosa che poneva la "zecca" tra i più pericolosi boss da battere nella vita reale.


Non da meno l'obbiettivo della zecca di elemosinare una "vita di gioco" rimasta per poter giocare a scrocco. La strategia di questa creatura da bar era sempre la solita: qualora l'incauto giocatore iniziava la partita, la piccola e fastidiosa zecca si avvicinava con la sua sedia (data spesso la statura infima) al cabinato, al quale si accostava con fragoroso (ed irritante) frastuono. Una volta salito sulla sedia, sfoggiava la sua vera arma cioè una serie di irritanti "signore, vai di li!" "no signore, devi sparare a quello!" "ecco così signore, devi saltare di la!" e via discorrendo, il tutto poggiando le mani appiccicose sullo schermo e tentando di rubarvi i comandi del joystick per farvi vedere che "lui lo sa fare". Nella migliore delle ipotesi, questo causava la perdita della vita di gioco, un cazzotto al cabinato ed un vaffanculo alla zecca. Nella peggiore delle ipotesi, ci si beccava prima il cazzotto e poi il vaffanculo.
Lo so, la vita è ingiustizia.

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